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Le interviste De-LAB: Maria Giovanna Ioppolo!

Prosegue la nostra rubrica delle interviste “segnanti” 🙂 Oggi intervistiamo Maria Giovanna Ioppolo, avvocato di Banking & Finance, esperta di Green Bond.
1)In seguito alla pandemia Covid-19, che ruolo ha assunto la sostenibilità nelle agende degli istituti finanziari italiani? Secondo te, la finanza sostenibile potrà rappresentare il volano per la ripresa post crisi?
Parto da una doverosa premessa: negli ultimi anni (e, dunque, prima della pandemia) il numero di finanziamenti concessi dagli istituti di credito italiani per supportare progetti sostenibili è sempre stato in costante aumento. Anche a seguito della crisi epidemiologica da Covid-19, gli istituti finanziari continuano a riservare uguale (se non maggiore) attenzione alle performance ESG (Environmental, Social and Governance), anche alla luce dell’importante ruolo che la sostenibilità riveste nel nuovo Next Generation Eu, il piano elaborato dalla Commissione europea per sostenere il nostro continente dopo la pandemia. Sono, pertanto, certa che la finanza sostenibile possa rappresentare il volano per la ripresa post crisi e a conferma del mio convincimento penso al caso della banca spagnola Bbva, protagonista della prima emissione, a livello europeo, di obbligazioni sociali legate alla pandemia di Covid-19. Si tratta, per dare qualche numero, di un’emissione di obbligazioni sociali, partita lo scorso ottobre al fine di tutelare i posti di lavoro, che ha raccolto ordini per circa 233 miliardi di Euro.
2) Ritieni che la normativa italiana in ambito di sostenibilità sia esaustiva? Su cosa si potrebbe porre maggiormente l’attenzione?
Con La Legge di bilancio 2020, il governo italiano, al fine di raggiungere, entro il 2030, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile indicati nell’Agenda 2030 ha – in conformità alle politiche europee – dettato una serie di norme improntate allo sviluppo sostenibile e lo ha fatto con maggiore incisività rispetto agli anni passati. Tuttavia, i provvedimenti adottati in alcuni ambiti di primaria importanza (come educazione o tutela della biodiversità) sono ancora del tutto insufficienti per contenuti e risorse assegnate. Bisogna, comunque, disaminare attentamente anche la Legge di bilancio 2021 (pubblicata in GU qualche ora fa) per dare un giudizio aggiornato sullo stato dell’arte della normativa italiana in materia di sostenibilità.
 3) Ritieni ci siano degli accorgimenti da apportare per migliorare il mercato dei green bond?
Come noto, l’Icma, l’associazione internazionale dei mercati di capitali, ha individuato, per prima, i cosiddetti “Green Bond Principles”, ossia le caratteristiche che deve avere un’obbligazione per essere definita green. Ritengo, tuttavia, che, per migliorare il mercato dei green bond, possa essere utile l’introduzione di una disposizione normativa o regolamentare che elenchi puntualmente i progetti ambientali che possono essere finanziati per mezzo di detti titoli di debito. Allo stesso modo, potrebbe servire l’introduzione di sanzioni più efficaci a carico delle aziende in ipotesi di violazione dei Green Bond Principles negli anni successivi l’emissione.
4) Si arriverà mai ad uno standard globale per certificare come “verde” un particolare investimento emissivo di green bond (a parte le linee guida ICMA)?
Mi auguro assolutamente che ciò avvenga nel più breve tempo possibile. Quantomeno, spero e credo che la Commissione europea non si fermi all’emissione degli “EU Green Bond Standard”, ma continui a occuparsi di questi importantissimi titoli di debito anche perché, come è ben noto, il primo green bond del mondo è stato emesso sul mercato proprio dalla Bei, la Banca europea degli investimenti, il 4 luglio 2007
 5) Oltre ai green bonds si parla molto di social bond e di sustainable bonds: come avviene il processo di identificazione delle iniziative sociali e sostenibili affiancabili ai titoli azionari?
 I Social Bond sono prestiti obbligazionari i cui proventi devono finanziare o rifinanziare progetti o attività sociali che conseguono risultati sociali positivi (anche solo per determinate fasce di popolazione) e/o affrontano un determinato problema sociale (si pensi alle obbligazioni emesse a seguito della pandemia da Covid-19). I Social Bond, che sono regolamenti dai Social Bond Principles (SBP) dettati dall’ICMA, possono essere emessi per fronteggiare temi quali la sicurezza alimentare e sistemi alimentari sostenibili, il progresso socioeconomico, l’edilizia sociale, l’accesso ai servizi essenziali e alle infrastrutture di base, ma anche, a determinate condizioni, ricerca e sviluppo. Allo stesso modo, i proventi dei Sustainability bond devono essere utilizzati per finanziare o rifinanziare progetti o attività ecologiche e sociali, preferibilmente in conformità con gli SDG (Sustainable Development Goals) dell’ONU o l’Accordo di Parigi.
6) Quali sono secondo lei i rischi di una finanziarizzazione della sostenibilità reale?
Credo che il principale, ma assolutamente scongiurabile, rischio di una finanziarizzazione della sostenibilità reale sia perdere di vista la finalità proprie delle performance ESG e mirare esclusivamente al profitto.
7) Il rendimento di green/social/sustainable bonds è paragonabile/migliore o peggiore rispetto ad obbligazioni standard?
Per rispondere a questa domanda, riporto un dato: nel 2019, i green bond hanno generato rendimenti del 7,4% rispetto al 6% delle obbligazioni ordinarie. Questo dato dovrebbe, però, essere meglio spiegato. In generale, per quanto attiene nello specifico alle banche, queste, laddove abbiano un portafoglio improntato alla sostenibilità, da un lato, devono sostenere costi più elevati ma, dall’altro, possono ottenere rendimenti più elevati per i propri asset, oltre ad avere una maggior fidelizzazione della clientela e chiaramente, un miglior rating ESG.
….alla prossima intervista!
 
 
 
 
 
 

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